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marcellacampagnaro@libero.it
 
 
 

 

Area Tematica "Paesaggi della realtà"

Anche la rappresentazione della realtà subisce la trasformazione che opera l’artista. I paesaggi sono veri  ma filtrati dalla visione soggettiva di chi li rappresenta.

Orti urbani

Orti urbani, comunicare il nostro territorio: Lepini e Pianura pontina. Opera esposta alla Biennale d'arte contemporanea - città di Latina 2014. Composta da 32 piccole tele di 15 cm con tecnica colori ad olio.

 

L'amore è la memoria

L'amore è la memoria, la  nostra, quella dei nostri avi  e del nostro prossimo, una serie di emozioni e di sentimenti vissuti nel tempo che formano la nostra anima”. Questa considerazione del  nostro vivere la città dalla nascita fino al presente ce la fa amare e sentire nostra. L’opera rappresenta un percorso storico partendo dall’antichità, dalla Latina di Satricum, nel territorio pontino fino ad oggi. La nostra città  è stata denominata Latina nel 1946, dopo la fie della guerra rievocando le antiche origini. Quindi  la prima opera s’intitola “Città Latina”. Poi  osserviamo la rievocazione della palude, la rinascita del territorio  con la  prima fioritura dei villaggi ed infine la città di Littoria nel 1932. Foto in bianco e nero ma con note di colore che la rendono viva e che mostrano lo sviluppo della comunità al centro delle  varie attività. Latina nuova nei suoi giardini, nelle sue bellezze, si perché Latina è bella, anche se molti sostengono il contrario, sono rappresentati alcuni  eventi quali il natale ed il carnevale. Infine si vogliono rappresentare le grandi difficoltà a cui andiamo incontro perché le amministrazioni , non solo locali, non portano avanti i progetti, spendendo montagne di denaro  e lasciando le opere che occorrono alla collettività, incompiute: le terme di Fogliano, la metropolitana, il porto, la viabilità mare – monti. L’ultima opera, però, lascia speranza per un possibile futuro per il decollo economico della città di Latina: l’aeroporto.

 

Paesaggio pontino

Panorama del nostro territorio visto da Castellone, località sulle pendici del monte Semprevisa. Possiamo ammirare: la conca di Suso, le colline di Sezze, la pianura pontina con i campi coltivati, in lontananza il promontorio del Circeo, il mare e anche le isole pontine. (È possibile ammirare questo panorama nelle escursioni che l’Associazione Culturale "Noi di Suso" propone ogni anno in queste zone).

La bonifica (si scavano canali)

 

Siamo nella realtà storica di Latina. Ispirato dall’osservazione di una foto antica, è nato questo quadro che ricorda la nostra origine e i nostri antenati i quali hanno lavorato tanto da permetterci di vivere la condizione attuale che considero di benessere. Scesa dal veneto nel 1932, la nostra è una delle mille famiglie ricordate nel monumento che si trova a Latina in piazza dei Bonificatori, opera dell’artista Giuliana Bocconcello.

Sono orgogliosa di appartenere ad una famiglia che ha collaborato a migliorare le condizioni della palude pontina e di essere cresciuta con la mia città che amo tanto.

Ultima spiaggia

Questo quadro è l’espressione di un grande dolore, non solo mio ma di tutta una collettività. L’opera rappresenta gli ultimi istanti di vita di un bambino bello ed intelligente scomparso a soli 8 anni. L’ultima spiaggia ha un senso metaforico; il Lido di Latina al tramonto con i banbini che giocano.  

Il litorale del cuore

Vista del mare di Latina e del promontorio di San Felice Circeo con la nostra caratteristica vegetazione mediterranea: ammiriamo le onde con il colore spirituale del viola, la luce del cielo e il dinamismo nel movimento degli aironi in volo. Tutto ciò mi è vicino.

Paesaggio della Longara

Paesaggio di una località di Suso, sulle colline di Sezze  (Latina )

Aurora a Ponza

Paesaggio impresso prima dell’alba a Ponza in località “Guarino”.

Lago di Fogliano

 

L’acqua, sempre presente nei paesaggi, è animata da persone ed animali.

Ripropongo il Lago di Fogliano, un altro scorcio della nostra bella “terra latina”.

Ritorno dal lavoro

Gli abitanti della campagna di Suso salgono le coste di Sezze per rientrare dal lavoro svolto presso le campagne del “campo inferiore”. Fino agli anni ’60 ancora molti contadini si recavano al lavoro con il carretto trainato dal cavallo: scendevano le coste di Sezze verso le tre di notte e rientravano la sera prima che fosse completamente buio. Li ricordo perché quando con la mia famiglia scendevo da Sezze per andare a Latina con l’automobile incontravo la fila dei carretti che rientrava e contemporaneamente si vedeva, e si vede tuttora, il bel paesaggio della pianura pontina con le figure geometriche dei campi lavorati.